giovedì 30 maggio 2013

PRIVACY

Il progresso digitale sicuramente ci ha portato e porterà molti vantaggi.Ma come è sempre accaduto e sempre accadrà il progresso possiede anche un lato “oscuro”: dei (purtroppo) numerosi aspetti negativi che esso comporta in questo post vorrei trattare ciò che concerne laviolazione della privacy, sempre più semplice grazie alla potenza delle nuove tecnologie ma anche alla nostra (ingenua) concessione di dati personali.
A suscitare il mio interesse nella trattazione di questo argomento è stata una notizia trovata sul sito della Repubblica: in un futuro prossimo la Gran Bretagna potrebbe trovarsi costretta ad affrontare uno scenario Orwelliano (come suggerito dall’autore stesso dell’articolo) dove il Gchq, l’agenzia di spionaggio elettronico britannica, sarebbe autorizzata ad accedere alle informazioni personali degli utenti telefonici e di internet quali contenuto di messaggi, indirizzi con i quali si scambiano informazioni, durata e frequenza di questi scambi.Certo un grosso strumento per combattere criminalità e terrorismo ma ad un prezzo elevatissimo:la violazione di un diritto umano fondamentale quale il diritto alla riservatezza.


D’altra parte è necessario prendere atto che necessitiamo di un collettivo “mea culpa” in quanto divulghiamo informazioni private quali mail, residenza, età, stato sociale e molto altro su siti e accettiamo termini di contratto che quasi mai vengono letti nei quali è chiaramente scritto che la garanzia di tutela di queste informazioni è nulla o quasi.
Le popolari applicazioni gratuite scaricabili su Android accedono a dati personali quali i messaggi, la rubrica e la cronologia di navigazione e le rivendono a scopo commerciale: a questo proposito Marco Picone, un ingegnere informatico, insieme ad un equipe di ricercatori sta sviluppando un sistema per modificare questa tendenza rendendo più consapevoli gli utenti di quali informazioni divulga e a chi vengono divulgate.
Per non parlare di facebook, dove nostro malgrado, le nostre informazioni vengono vendute su larga scala:
l’utente fornisce a Facebook una licenza non esclusiva, trasferibile, che può essere concessa come sotto-licenza, libera da royalty e valida in tutto il mondo, che consente l’utilizzo di qualsiasi Contenuto IP pubblicato su Facebook o in connessione con Facebook.
Per chi fosse interessato la pagina da cui ho preso questa informazione.

Dobbiamo considerare infine un ultimo aspetto:anche chi non fa uso diretto di tecnologie può essere spiato!
Proprio oggi ho incrociato per strada una macchina munita di videocamera che svolgeva il servizio per la funzione “street view” digoogle maps: ovviamente dobbiamo considerare l’utilità di un tale servizio gratuito e personalmente credo si possano tralasciare le teorie complottiste secondo le quali siamo spiati via satellite.
Quello che dimentichiamo però è che non veniamo ripresi unicamente dall’alto, anzi, la maggior parte dei filmati in cui compariamo sono prodotti da videocamere ben più terrene di quelle satellitari: migliaia di telecamere di sorveglianza di negozi, banche, cantieri o per la sicurezza stradale che grazie all’avvento del digitale possono permettersi in maniera quasi gratuita di avere archivi di migliaia di ore di filmati sul tracciato cittadino o di locali interni, cosa impensabile in passato.
Si può quindi scoprire con relativa facilità dove ci rechiamo e in che orari; la speranza è che questi filmati non vengano utilizzati con secondi fini oltre a quello di problematiche di sicurezza, ma la possibilità che malintenzionati agiscano è tutt’altro che improbabile e fattibilissima.
Viviamo quindi in un epoca in cui a fronte di numerosi vantaggi, la nostra privacy è minacciata sotto tutti i punti di vista.
Certamente un utilizzo consapevole delle tecnologie ci può evitare spiacevoli sorprese…

Fonti:



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